Contabilizzatori di calore e ripartizione spese

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Contabilizzatori di calore  e ripartizione spese

Spettabile Associazione Vi sottoponiamo il seguente quesito:

A fronte di stabili che hanno proceduto a installare i contabilizzatori di calore, in base alla normativa, quali devono essere e per quali voci di spesa i criteri di riparto delle spese medesime.

Il quesito origina dal fatto che, sembrerebbe, che sussistano 2 linee di pensiero che così si riassumono:

Le chiavi di riparto diventano: i VECCHI Millesimi di Riscaldamento e le “Nuove” letture di calorie consumate da ogni unità. Sappiamo che è l’assemblea ad esprimersi (generalmente nella proporzione 30% a millesimi 70% a calorie) nella ripartizione delle spese

Le voci più tipiche connesse alla gestione del riscaldamento sono.

–          Conduzione – manutenzioni ordinarie – Elettricità – Combustibile

La 1° Linea di pensiero afferma che il rapporto 30/70 è da applicarsi esclusivamente al costo del combustibile

La 2° linea di pensiero è che invece è il totale di tutti i costi a dover essere ripartito secondo la proporzione 30/70 o più genericamente quella decisa dalla assemblea.

Siamo a chiedervi in base alla dottrina e prassi quale sia l’approccio corretto da considerare stante, anche, la diversa natura delle spese che si vanno a sostenere..

Grazie e cordiali saluti

Attualmente in Italia esistono due metodi di ripartizione dei costi di riscaldamento: il metodo cosiddetto  Europeo  e il metodo secondo la UNI 10200.

I principi cardine validi per entrambi sono i seguenti:

  • La spesa totale per il riscaldamento è formata dalla somma della spesa per l’energia o per il combustibile, della spesa per la conduzione e la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto  e da altre spese accessorie(pompe, elettricità per la caldaia, eventuali preriscaldamenti per il combustibile etc)
  • Questa spesa totale si divide in due componenti : una quota fissa  e una quota variabile a seconda del consumo determinato con i ripartitori dei costi. Nella spesa fissa rientrano il consumo per gli spazi comuni, le rampe di scale, il trasferimento termico tra appartamenti confinanti, il consumo involontario nelle tubature che attraversano l’intero condominio nonché la spesa per la conduzione  e la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto e delle spese accessorie (pompe, elettricità per la caldaia, eventuali preriscaldamenti per il combustibile etc.)
  • La quota fissa viene ripartita per ogni appartamento in base ai millesimi di proprietà indipendentemente dal fatto che l’utente abbia usufruito o meno dell’impianto di riscaldamento. Questa spesa è normalmente compresa tra il 20% eil 50% della spesa totale.
  • La quota variabile viene ripartita tra gli appartamenti in base al consumo individuale calcolato con i ripartitori di costi installati su ogni radiatore. Tale spesa può essere compresa tra l’80% e il 50% della spesa totale.

Il metodo secondo la UNI 10200 prevede i seguenti requisiti aggiuntivi:

  • La spesa fissa non si divide in base ai millesimi di proprietà bensì in base al fabbisogno energetico di ogni appartamento;
  • La spesa in base al consumo terrà conto anche delle tubature che attraversano ogni appartamento. Esse devono essere misurate o stimate e prese in considerazione per il calcolo dei consumi individuali. Lo svantaggio dell’applicazione del metodo che segue le indicazioni UNI 10200 è che ciò richiede lavori aggiuntivi e una diagnosi energetica abbastanza onerosa non avendo, per contro, un impatto significativo sul calcolo dei consumi individuali né alcun impatto sul possibile risparmio energetico.

      FONTE ISTA